Ho da sempre un rapporto complesso con la metropolitana di Milano.
Da qualche anno ho iniziato a trovare intollerabile la ripetizione eterna dei ridondanti avvisi altoparlati ad ogni fermata, un mantra distopico che, ragionavo, contribuisce a rendere più brutta la giornata a molti miei amici persone.
Riconoscendone la funzione essenziale, mi chiedevo quale atrofismo impedisse a chi avesse in gestione la questione di usarla con modalità più espressive, ad esempio variando la voce dello speaker di quando in quando, o di fermata in fermata.
Settimana scorsa mi ci sono immerso e ho trovato una piacevole campagna di sensibilizzazione in merito all'autismo che ha sostituito all'algida voce robotica la registrazione di una serie di giovanissimi che annunciano la fermata e ricordano di stare aggrappati.
Bene. Bello.