devol

Un altro mondo (libero) è possibile.

Un ringraziamento speciale va a coloro che continuano a sostenere la nostra comunità e i nostri progetti nel fediverso offrendoci un caffè attraverso il sito https://ko-fi.com/devol – Ve ne siamo veramente grati, ci è di grandissimo aiuto sapere di avere così tante persone che ci sostengono ogni giorno!

La scorsa settimana abbiamo apportato miglioramenti sostanziali alla struttura dell'istanza https://mastodon.uno su un cluster di server, che speriamo possa sopportare meglio ondate improvvise di migrazioni causate da blackout di Twitter.

L'utilizzo e l'iscrizione di nuovi utenti su mastodon.uno continua ad aumentare e in questi giorni c'è stato parecchio fermento, molta gente sta ritornando su mastodon e quindi un potenziamento era necessario.

Threads or Treat?

In molti hanno chiesto informazioni sul lancio di Threads. Ecco alcune risposte:

  • Meta ha contattato i Devol?

Meta non ha contattato i Devol. Se fossimo stati contattati non avremmo avuto alcun interesse a condurre un dialogo con loro e se ci fosse chiesto non firmeremmo un NDA (Accordo di non divulgazione) per discutere delle loro questioni commerciali.

  • i Devol bloccheranno thread?

Non c'è altra scelta. Threads è già stato bloccato, nessun loro contenuto sarà visualizzato su mastodon.uno sulle timeline pubbliche e nesun vostro contenuto apparirà nel social di meta al momento dell'entrata nel fediverso. Continuerete a vedere i messaggi da social indipendenti del fediverso come nulla fosse.

Lasciamo però liberi gli utenti di poter gestire il proprio account e poter scegliere autonomamente se seguire un account di threads in privato o meno (quindi visualizzabile solo nella propria home personale). Gli utenti di Mastodon.Uno potranno anche scegliere di isolare ulteriormente il proprio account dall'istanza, la scelta rimarrà sempre nelle mani delle singole persone. Inoltre attraverso le discussioni della comunità sulla nostra stanza matrix potremo agire con altre misure (potete chiedere un invito alla stanza matrix a @devol@mastodon.uno).

Meta ha annunciato threads come in rapida crescita, è chiaro che il tasso di iscrizione proviene dal bacino di utenti di Instagram e i numeri sono probabilmente gonfiati. Detto questo, quello che preoccupa è che raggiungendo i 100.000.000 o più utenti e attivando la federazione, si potrebbero verificare dei grandi problemi.

Se davvero Threads avrà 100 milioni di utenti attivi, potrebbe travolgere completamente le istanze del fediverso sovraccaricandone di messaggi, di pubblicità degli influencer, monopolizzando le timeline pubbliche e ponendo instabilità ai server e a serio rischio l'ambiente indipendente di Mastodon.

Thread raccoglie il frutto del lavoro di Mastodon

Lanciato nel 2016, #Mastodon è stata la prima piattaforma di microblogging decentralizzata costruita sul protocollo #ActivityPub. Ha guadagnato popolarità perché permetteva agli utenti di esercitare un maggiore controllo sui propri dati e una maggiore flessibilità rispetto a una piattaforma centralizzata come Twitter. L'idea era nobile, ma non ha avuto un grande impatto fino a quando Elon Musk ha annunciato di voler prendere il controllo di Twitter.

Gli utenti dei social media hanno cercato delle alternative e Mastodon era lì. All'inizio di dicembre del 2022 ha raggiunto il massimo storico di 2,2 milioni di utenti attivi ma i numeri non si mantennero a lungo. Nel gennaio 2023, la base di utenti era scesa del 30% a 1,8 milioni. Attualmente la base di utenti si è ridotta a 1,4 milioni.

Sebbene i primi operatori decentralizzati non siano stati in grado di avere un impatto maggiore, Meta si sta impegnando a fondo sul fronte dei social media decentralizzati. Nel suo blogpost Meta ha affermato di ritenere che “un approccio decentralizzato simile ai protocolli che regolano la posta elettronica e il web stesso giocherà un ruolo importante nel futuro delle piattaforme online”.

L'azienda potrebbe così raccogliere tutti i benefici del lavoro svolto da Mastodon per creare un'attrattiva e una vasta base di utenti di una piattaforma decentralizzata. Potrebbe trarre vantaggio dal loro apprendimento e trovare un equilibrio tra l'ambiente di Mastodon e quello di twitter.

Threads sta anche facendo presa sulla base degli oltre 1 miliardo di utenti mensili già esistenti su Instagram, perché un utente può iscriversi a Threads utilizzando un account Instagram già esistente.

Bloccare threads.

Tenete presente che stiamo costruendo un social network libero dai padroni di Internet e voi ne fate parte, siete parte di questo progetto rivoluzionario. La strada potrebbe essere accidentata per un po', ricca di invidie e colpi bassi, ma è importante ricordare i principi cardine di un'Internet che deve essere svincolata da intenti promozional-commerciali del capitalismo dell'attenzione e della sorveglianza.

Quando Threads verrà fuori nelle conversazioni con gli amici, potrete aiutarli a capire l'importanza della diversità delle comunità attorno a mastodon, della decentralizzazione e di un'Internet non venduto alle Big Tech.

Da quanto ci risulta, il CEO/fondatore di Mastodon Eugen Rochko è stato in diretta comunicazione con Meta riguardo alle loro intenzioni con il Fediverso e ha scritto un post sul blog in cui apprezza l'adozione di standard aperti e decentralizzati da parte di Meta:

https://blog.joinmastodon.org/2023/07/what-to-know-about-threads/

Ma alla fine Meta dovrà pagare la propria enorme fetta di fediverso e se non sarà profittevole potrebbe andarsene.

Bisogna anche avere la consapevolezza che i server del fediverso vanno auto-finanziati e che grazie a questi server c'è in ballo il futuro di un'internet libera, grazie alle istanze indipendenti otterremo un luogo più vivibile dove si legge e si scrive senza un secondo fine. Gli interessi del fediverso non saranno mai compatibili con colossi come Meta, Amazon, Google.

Una cosa positiva da realizzare è che l'arrivo di Meta dimostra che siamo sulla strada giusta con activitypub ed il fediverso e quanto accade potrebbe essere solo una questione di attendere che la tempesta finisca.

Rimanete positivi, continuate a divertirvi e a far parte della vostra comunità gentile e solidale, lontana dagli interessi di Google, Amazon, Microsoft, Meta.

Sito https://devol.it

Sostienici https://ko-fi.com/devol

Mastodon https://mastodon.uno/@devol

telegram https://t.me/devolitalia

aggiornato il 21 novembre 2023

Rileviamo che alcuni utenti critici verso il progetto mastodon.uno, hanno iniziato una specie di guerrilla attraverso alcuni messaggi mastodon o chat dedicate, addirittura alcuni post più lunghi apparsi su blog espressamente nati per denigrare il progetto.

In uno di questi, il fondatore di mastodon.uno viene accusato di essere addirittura vicino a movimenti “ HIV/AIDS denialist” (“...enthusiastically rolled out the red carpet to Claudio Messora […] old acquaintances, from the days when Byoblu was “yet another” HIV/AIDS denialist blog under the Diggita umbrella, ie when Byoblu's red-brown third-positioning wasn't fully developed.”) lasciando quasi intendere che lui e quindi mastodon.uno abbiano lavorato assieme a qualche progetto per negare HIV sul sito diggita di cui non c'è traccia da nessuna parte, non esiste nessun cenno a questa collaborazione, lasciando sgomenti tutti dato che i moderatori di M1 da sempre consigliano pubblicamente di non mettere più tali video di disinformazione fin dagli inizi: https://mastodon.uno/@filippodb/103905548400141735

Inoltre si lascia intendere che l’istanza mastodon.uno strizzi l’occhio ai fascisti e (“On the one hand they make false accusations, on the other hand they unscrupulously had facilitated fascists “with suit and tie” in the fediverse for half a year. […] Mastodon Uno silences critics against their “welcoming behaviour” towards fascists-and-the-like”), alludendo in modo subdolo che mastodon.uno sia un ambiente pieno di fascisti.

ma con tali premesse immaginiamo una selva di link a messaggi proto-fascisti, ma invece il nulla, cosa succede quindi? Affermazioni pesanti non avvallate da alcun link o prova di materiale ne' su M1, ne su altri siti citati, nulla. Non solo all'atto dell'iscrizione di M1 vige un monito a chi cerca di entrare:

ma la dimostrazione che tutto sia falso basterebbe il fatto che a vietare contenuti di questo tipo non è solo il regolamento di mastodon.uno ma lo stesso regolamento del sito ufficiale joinmastodon.org su cui si vieta qualsiasi contenuto di estrema destra/suprematista.

Inoltre ricordiamo che il “brandjacking”, accusa che viene spesso impropriamente rivolta a Devol, oltre a non esser mai stata rivolta a nessuna delle molte istanze che hanno un domino uguale al nome del progetto (mastodon.world, mastodon.uno, mastodon.se, mastodon.hr ecc.) , è pure ridicolo visto l'enorme numero di istanze “nazionali” già presenti, sopratutto nessuno dei possessori del brand del fediverso ha mai accusato qualcuno di “rubare il brand” per fare un'istanza quindi si tratta di un'ennesima invenzione.

I siti mastodon.uno, peertube.uno, pixelfed.uno, funkwahale.it. mobilizon.it ecc. sono sempre stati consentiti (e perciò sono tutti implicitamente autorizzati) dai rispettivi proprietari dei brand, e nessun legale o sviluppatore in oltre 5 anni se ne è mai lamentato, tanto che tutti sono consigliati nei siti ufficiali, quindi anche questa è una accusa palesemente falsa.

Il post che è stato condiviso in questi giorni, diffamatorio e ricco di disinformazione, tratta un argomento sicuramente sentito da diversi utenti del fediverso ma attacca un progetto, uno dei progetti più belli e interessanti che si siano sviluppati in Italia, e lo fa sulla scia di tutta una serie di tentativi di diffamazione, denigrazione, interessati a voler accaparrare qualche utente extra per la proria istanza con una particolare predilezione nel cercare di mettere zizzania con messaggi realizzati per aizzare i follower più predisposti:

Premesso che crediamo che l'utente non abbia capito granché del fediverso e cerchi di riportare cose un po' a caso come un novax che legge in un blog “le verità scomode che ti vogliono nascondere”. Questo ridicolo messaggio di “accuse”, come già detto, è smontabile facilmente, funkwhale.it è un'istanza che non viola alcuna regola ed è regolarmente elencata nelle istanze del sito ufficiale: https://www.funkwhale.audio/join/ Ci sono stati battibecchi con un vecchio responsabile ma l'istanza non è mai stata messa in discussione. Per quanto riguarda le istanze italiane bloccate è ancor più falso e diffamatorio, tutti gli iscritti ad M1 possono controllare le istanze silenziate e bloccate: https://mastodon.uno/about e verificare l'assenza delle istanza italiane, nessuno mai in 5 anni si è mai lamentato di avere intere istanze bloccate.

Questo è quanto accaduto in passato quando un'istanza italiana è stata proposta per la sospensione: https://noblogo.org/unosocial/moderazione-fra-istanze-mastodon (bloccammo solo l'stanza ByoBlu)

Ovviamente queste affermazioni ridicole, inventate e buttate in pasto ai follower senza alcun controllo o riferimento a fonti, lascia l'amaro in bocca, perchè crediamo che il fediverso sia qualcosa di diverso dai social che ci siamo lasciati alle spalle, diverso da un teatrino di persone che vogliono riportare le stesse dinamiche dei social commerciali qua dentro nel fediverso.

Il problema più generale

I tentativi, come detto, sono continui. Per lo più questi tentativi finiscono nel dimenticatoio o totalmente ignorati, ma può capitare che qualche volta ottengano l’effetto sperato, ossia che qualche utente abbocchi all’amo e contribuisca a diffondere l'eco di queste polemiche. Come farebbe qualsiasi comunità moderata, a fronte di attacchi diretti verso i gestori della comunità e verso il suo fondatore, i tentativi di diffamazione devono essere fermati e ci sono due modi per farlo:

  1. rispondere punto per punto alle critiche, soprattutto quando vengono sollevate da utenti che palesemente, è la loro storia a dimostrarlo, si sono sempre mostrati seri e poco sensibili alle polemiche strumentali (come facciamo ora)
  2. cancellare ogni contenuto ingiurioso o deliberatamente falso e silenziare o sospendere gli utenti troppo insistenti e in cattiva fede

In questa fase storica, con almeno tre anni di precedenti attacchi, sempre uguali, più o meno con le stesse parole d’ordine e più o meno effettuati quasi sempre dagli stessi utenti, si può capire che amministratori e moderatori di mastodon.uno siano un po' stanchi di scegliere la prima opzione e che abbiano già da tempo iniziato a praticare la seconda, anche solo con provvedimenti temporanei.

Ma gli utenti del fediverso non meritano tutto questo. Meritano di essere messi al corrente del problema esistente di queste narrazioni tossiche che percorrono il fediverso È stato ricondiviso questo post che riporta le spiegazioni sulla storia dell’istanza e risponde ad alcune polemiche: https://noblogo.org/unosocial/chi-siamo

Ricordiamo che la società Mastodon gGmbH. ha un chiaro e severo programma sul brand “Mastodon” che è registrato e mastodon.uno risulta un server consigliato da loro da quasi 5 anni, si capisce quindi quanto certe accuse siano totalmente inventate.

Ma chi è che scrive queste falsità?

Questo comunicato serve anche a segnalare chi, con volontà diffamatorie, si è reso protagonista di attacchi censori contro altre istanze italiane:

Non crediamo ci sia molto da discutere sull'attendibilità di blog creati da queste persone, ossessivamente dedicate a zittire ogni dissenso, e con attacchi violenti contro gli amministratori di istanza al di fuori della loro sfera ideologica, non crediamo serva commentare personaggi che volevano bloccare un'intera 'istanza, sociale.network, un'istanza di attivisti pacifisti, cercando di zittire migliaia di persone. Tutta la discussione è delirante, abusiva, ingiusta, indiscriminata e violenta e senza fondamento logico: qui

Crediamo che chi faccia delle accuse e si affidi alle parole di questa gente dimostri che deliberatamente diffonda disinformazione per un proprio interesse personale o per astio/invidia verso un progetto di successo. Le istanze mastodon non devono diventare un veicolo che appoggi tali materiali se veramente vogliono offrire un servizio che sia lontano dalle dinamiche tossiche dei social di massa.

Vorremmo ricordare che questo social non deve portarsi dietro i difetti di ciò che abbiamo sperimentato prima. Siamo l'avanguardia di un nuovo modo di comunicare, svincolato dalle vecchie piattaforme social focalizzate sul profitto che proviene dall'engagement tossico e dal discorso d'odio. Da noi si viene per costruire qualcosa di unico, spetta ad ognuno di noi, nel nostro piccolo, contribuire per renderlo un posto migliore a quanto vissuto nel passato.

gruppo devol aggiornato il 21 novembre 2023

logo del fediverso

Se siete abituati alle reti centralizzate come Facebook o Twitter, potreste chiedervi perché Mastodon e il Fediverso sono sparsi su migliaia di siti. Perché non avere un unico sito dove la gente si iscrive?

Ci sono molte ragioni importanti, ma forse la più importante è questa:

I network su siti singoli tendono ad essere comprati quando diventano popolari.

È successo a Instagram (comprato da Facebook), è successo a Whatsapp (comprato da Facebook), è successo a YouTube (comprato da Google). Può succedere a QUALSIASI COSA costruita interamente intorno ad un sito.

Non importa quanto ti fidi delle persone che gestiscono un sito, quando qualcuno offre loro miliardi di dollari potrebbero semplicemente prendere i soldi.

Le reti decentralizzate, dove non c'è un sito centrale, sono molto più resistenti alle acquisizioni.

Nessuno possiede la rete globale di posta elettronica, migliaia di provider indipendenti come @Tutanota@mastodon.social e @protonmail@mastodon.social sono in grado di offrire alternative, e se un provider si comporta male si può passare a un provider diverso.

È sicuramente fantastico che le istanze del fediverso non siano governate dalle grandi corporazioni. Ma le singole comunità possono ancora essere a rischio di svendersi alle corporazioni.

Per esempio, l'Internet Movie Database era originariamente un progetto della comunità, ma è stato acquistato da Amazon dopo pochi anni perché era diventato popolare.

Finché il Fediverso rimane decentralizzato con migliaia di server attivi, ci sarà molto meno rischio che questo accada.

Cosa sono le istanze

È molto, molto semplice:

L'istanza in cui ti trovi ora è noblogo.org, è il sito su cui leggi o ti sei iscritto.

Le istanze del #Fediverso sono collegate, in modo che le persone su istanze diverse possano interagire tra loro. (È un po' come i fornitori di telefonia, anche le persone che usano diversi fornitori possono comunque chiamarsi a vicenda).

Istanze diverse hanno proprietari diversi, regole diverse, ecc. Se non sei d'accordo con il modo in cui viene gestita un'istanza, puoi spostare il tuo account (inclusi i tuoi followers e chi segui) in un'istanza diversa.

Puoi vedere a quale istanza qualcuno appartiene andando sulla pagina del suo profilo e guardando l'indirizzo Fediverso.

Per esempio, i devol sono sull'istanza mastodon.uno: @devol@mastodon.uno e sono sull'istanza noblogo.org: @devol@noblogo.org un po' come succede per le email solo che serve aggiungere una seconda @ davanti allnome utente.

C'è un'ottima guida animata di un paio di anni fa che spiega tutto in modo semplice:

Proprio come la posta elettronica, il Fediverso è decentralizzato, quindi è estremamente difficile che qualcuno possa mai comprarlo.

Ma ci sono anche altre ragioni per cui la decentralizzazione ha senso per il Fediverso. Forse la prossima ragione più importante è la capacità di scegliere le nostre regole.

Ogni sito (o “istanza”) sul Fediverso può decidere le proprie regole di comportamento accettabile. Questo rende la risoluzione delle controversie molto più civile, dato che le persone che non sono d'accordo con le regole di un'istanza possono spostarsi in un'altra istanza (o anche iniziarne una propria).

Ha anche molto più senso che avere un'enorme megacorporation che cerca di prendere decisioni sì/no sui disaccordi del mondo intero.

Le istanze possono anche scegliere di bloccare altre istanze. Peggio si comporta un'istanza, più altre istanze la bloccheranno, finché alla fine le istanze che si comportano peggio parlaneranno solo con se stesse.

Protocolli, non piattaforme!

La nostra introduzione al Fediverso

Qualche anno fa, un nostro account Twitter fu violato e successivamente sospeso. Nell'attesa di una decisione da Twitter per sapere se possiamo riavere il nostro account abbiamo ricevuto un avviso che hanno meno uomini disponibili per controllare, il che significa che potrebbero non arrivare a farlo durante la finestra di 30 giorni. Se non lo fanno, l'account sarà automaticamente cancellato senza possibilità di recupero. Non c'è un backup su twitter e non ti puoi spostare su un'altro account. Questo servizio è orribile, ma ci stiamo avvicinando all'idea che non riavremo l'account Twitter e questo non sarà un grave danno in quanto ci libererà del tempo che impiegheremo su mastodon.

Attraverso questo video ci sono i motivi per cui abbiamo iniziato a esplorare il fediverso partendo dalla piattaforma più rappresentativa e popolare, Mastodon:

Mastodon ed il Fediverso, i Social media Decentralizzati gestiti dai devol

Il Fediverso – l'Universo Federato gestito dai devol (che è una associazione no profit in via di costituzione come Associazione di Promozione Sociale) è composto da Mastodon, Peertube, Mobilizon, Writefreely, Pixelfed e Funkwhale (alternative distribuite a Twitter, Youtube, Evenbrite, Meetup, Facebook, Blogger, Instagram, Soudcloud e Spreaker). ActivityPub è il protocollo che permette a tutti loro di parlare tra loro. Ci sono molte istanze di tutti questi social, e si può scegliere quale si vuole in base ai loro termini e condizioni. Oppure se ne può creare una! La moderazione dei contenuti funziona a livello locale (i moderatori gestiscono le proprie istanze) e a livello più ampio (intere istanze possono essere bloccate se i loro Termini di servizio non sono allineati). E' facile scaricare tutti i dati del proprio account da un'istanza e portarli in un'altra istanza in qualsiasi momento conservando tutti i collegamenti sociali come i followers.

Se tutto questo sembra incredibile. Puoi provarlo ora. Crea un account Mastodon su mastodon.uno che è la più popolata istanza italiana, e un account Friendica su poliverso.org . Puoi fare in modo che si seguano a vicenda. Puoi fare in modo che si inviano risposte a vicenda e le puoi vedere comparire senza soluzione di continuità nelle notifiche dell'altro. Puoi provare la funzione di avviso dei nuovi contenuti su mastodon per venire notificato non appena esce un nuovo messaggio.

Poi puoi creare un account su Pixelfed su pixelfed.uno l'istanza italiana più importante, sapendo che se voglio cambiare idea in qualsiasi momento posso semplicemente spostarmi su un'altra istanza. Puoi mettere alcune foto. Poi puoi andare sul tuoi account #Mastodon e seguire il tuo account #Pixelfed. Le foto appariranno nel tuo flusso! Sei ora in grado di mettere “mi piace” e anche di ripubblicare le tue foto!

Puoi promuovere i tuoi eventi o organizzarli con un gruppo di persone con Mobilizon su mobilizon.it che è la seconda istanza in assoluto più attiva e ripubblicarli su mastodon o friendica.

Se vuoi pubblicare i tuoi video puoi creare un account su Peertube su Peertube.uno e seguirlo su mastodon e friendica per vedere i video, ripubblicarli con un click.

per la tua musica e i tuoi podcast è possibile usare funkwhale su funkwhale.it (attualmente la più grande istanza al mondo) e seguire i canali musicali e i podcast in tutto il fediverso.

Alla fine puoi creare un blog come questo su noblogo.org basato su Writefreely, e naturalmente seguirlo anche dal tuo account Mastodon! (attualmente serve contattare @writefreely@mastodon.uno per aprire un account)

Ma è lecito comprare un dominio con il nome dell'applicazione social?

Risposta breve: SI. E c'è già la corsa ad accapparrarsi tutti i domini “mastodon”, qua una lista di istanze mastodon nazionali o per lingua.

Risposta lunga: gli sviluppatori di applicazioni social del fediverso gestiscono anche istanze proprie il che andrebbe un po' contro il concetto di decentralizzazione. Nel caso di mastodon.social di proprietà del CEO di Mastodon è diventata la più grande istanza con un enorme numero di iscritti: 900.000 (ne ha un'altra mastodon.online da 165.000) Quindi la creazione di altre istanze con lo stesso dominio “mastodon.” è accettata in quanto proibirla di fatto accentrerebbe ancora di più potere sulle mani di una sola persona e andrebbe contro il principio di decentralizzazione. Infatti attualmente 8 delle 15 istanze mastodon più grandi hanno un dominio “mastodon.” e anche nella lista ufficiale è pieno di istanze con dominio “mastodon.” (al momento una decina fra le quali quelle dedicate al Belgio, Svezia, Paraguay, Uruguay, Catalana, Nuova Zelanda, Norvegia, Olanda, Scozia, Australia e Italia) quindi queste istanze sono dedicata a una Nazione o regione e non pende nessun ridicolo “brandjacking”.

Il Fediverso in realtà è pieno di istanze nazionali e in lingua, è d'uso comune nel creare istanze generiche per comunità appartenenti a un gruppo geografico o linguistico in quanto sono un grande valore aggiunto al fediverso, danno un servizio di moderazione e gestione e di assistenza in lingua che le grandi istanze internazionali non potrebbero altrimenti mai dare. Basti pensare alle istanze video peertube e l'importanza di avere portali nazionali che raggruppino in home tutti i video nella lingua locale.

Quindi per dare un'alternativa generalista italiana alle grandi istanze internazionali i devol dal 2019 hanno scelto di usare 3 domini .uno (Peertube, Mastodon, Pixelfed) e 2 domini .it (mobilizon e funkwhale) che riprendono il pieno il nome delle applicazioni social mentre per writefreely abbiamo usato un nome dominio diverso (noblogo.org).

Nei 5 server che gestiamo abbiamo aggiunto la dicitura “Italia” in modo da chiarire che l'accesso e utilizzo è consentito ai soli utenti italofoni.

In 4 anni di lavoro per il fediverso non abbiamo mai avuto la seppur minima lamentela dai diretti interessati e anzi tutte le istanze sono regolarmente consigliate nei siti ufficiali e sono fra le più popolari in assoluto.

L'unico problema fu con una vecchia gestione della piccola istanza Funkwhale.it ma in seguito ci accordammo con il nuovo gestore per cambiare solo il nome degli account social mantenendo intatto il nome “Funkwhale Italia” nel sito funkwhale.it in quanto istanza ristretta alla comunità italiana (funkwhale ha anche l'istanza inglese funkwhale.co.uk). Attualmente funkwhale.it compare fra le istanze consigliate nel sito ufficiale.

Tutte le istanze quindi rispettano le più stringenti regole e TOS e compaiono fra i server suggeriti dai siti ufficiali.

Conclusione

Tutto questo è meraviglioso. Così tanta scelta, così tanta flessibilità, e così tante incredibili possibilità di integrazione, grazie al fatto che tutti usano il protocollo ActivityPub che è uno standard del web rilasciato dal consorzio W3C che regola internet.

I giganti dei social media hanno troppo controllo su di noi. Scelgono cosa è permesso sulle loro piattaforme, decidono cosa dobbiamo vedere e cosa bloccare o espellere dalle loro piattaforme. Sappiamo tutti che non ci si può fidare di loro con i nostri dati, ma lasciamo che la facciano franca perché pensiamo di non avere scelta.

Una scelta ce l'abbiamo. È la distribuzione su migliaia di piccole istanze. È la libertà di crearne nuove o di spostarti da una all'altra. Sono i protocolli rispetto alle piattaforme. È il Fediverso!

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Istant message


Non ho mai usato WhatsApp e mai lo farò. Nonostante ciò, sento comunque il bisogno di scrivere un articolo a proposito, dato che è perfetto da studiare per capire una classe di modelli di business che io nomino “addomesticamento degli utenti”. L'addomesticamento degli utenti è in cima alla mia lista di problemi che affligono la razza umana e merita una spiegazione dettagliata.

WhatsApp non è stato il primo servizio di messaggistica istantanea del suo genere e probabilmente non sarà l'ultimo. Ho scelto di concentrarmi su #WhatsApp semplicemente perché i suoi recenti problemi relativi alla privacy lo hanno reso un tema caldo.

Tolta di mezzo la meta-spiegazione, iniziamo.

L'ascesa di WhatsApp

Per chi non lo conoscesse, WhatsApp è uno strumento che rende facile e comodo aiutare #Facebook a portare avanti la sua missione principale: ottimizzare e vendere all'asta il comportamento umano (conosciuto comunemente come “pubblicità mirata”). Inizialmente ha convinto le persone ad acconsentire a ciò permettendo loro di scambiarsi messaggi di testo su Internet, cosa che era già possibile fare, e combinando un'interfaccia utente facile da apprendere con un marketing di successo. Si è poi esteso a funzioni come le chiamate audio e video gratuite. Le audiochiamate l'hanno aiutato a crescere fino a diventare la piattaforma di comunicazione de facto in molte regioni. Sono sbalordito dalla sua ubiquità ogni volta che visito la mia famiglia: vengo spesso accolto da sguardi quando ricordo loro che non uso WhatsApp.

Avere un sistema di comunicazione proprietario incompatibile con altri client ha permesso a WhatsApp di creare un effetto di rete: chi era già utente di WhatsApp è stato tenuto prigioniero dal fatto che lasciare WhatsApp avrebbe significato perdere la possibilità di comunicare con altri utenti di WhatsApp. Coloro che se ne vanno da WhatsApp devono convincere anche tutti i loro amici ad andarsene, inclusi quelli meno propensi alla tecnologia che all'inizio hanno fatto fatica ad imparare a usarlo.

Nel mondo di WhatsApp, le persone che vogliono tenersi in contatto devono rispettare le seguenti regole:

  • Tutti possono utilizzare solo il client proprietario di WhatsApp per inviare messaggi; lo sviluppo di client alternativi non è supportato.
  • Il loro dispositivo mobile deve eseguire un sistema operativo supportato da detto client. Siccome gli sviluppatori di WhatsApp scrivono un client solo per i sistemi operativi più popolari, il duopolio di #Android e #iOS si rafforza.
  • Gli utenti dipendono completamente dagli sviluppatori di WhatsApp. Se questi decidono di includere nell'app delle funzionalità ostili nei confronti degli utenti, gli utenti devono farsene una ragione. Non possono passare a un client o a un server diverso senza abbandonare WhatsApp e perdere la capacità di comunicare con tutti i loro contatti di WhatsApp.

L'addomesticamento dell'utente

WhatsApp è ascesa intrappolando esseri precedentemente liberi nel loro recinto e cambiando le loro abitudini per renderli dipendenti dai loro padroni. Col passare del tempo, ciò ha reso difficile o impossibile tornare al loro stile di vita precedente. Questo processo dovrebbe risultare familiare: è stranamente simile all'#addomesticamento degli animali. Questo tipo di dipendenza da un fornitore la chiamo addomesticamento degll'utente: la rimozione dell'autonomia dell'utente per intrappolarlo nel servire il suo fornitore.

Ho scelto questa metafora perché l'addomesticamento degli animali è un processo graduale che non è sempre deliberato, e in genere ruota attorno a un gruppo che diventa dipendente da un altro. Ad esempio, ci sono prove che l'addomesticamento dei cani sia iniziato con la socializzazione, con una conseguente selezione non del tutto artificiale che ha promosso i geni che hanno portato a una maggiore affidabilità e dipendenza dall'uomo.[^1]

Che avvenga di proposito o accidentalmente, l'addomesticamento degli utenti segue quasi sempre gli stessi tre passaggi:

  1. Un alto livello di dipendenza dato dagli utenti al fornitore di un software.
  2. L'incapacità degli utenti di controllare il proprio software, attraverso almeno uno dei seguenti metodi:
    1. Prevenzione della modifica del software.
    2. Prevenzione della migrazione su una piattaforma diversa.
  3. Lo sfruttamento degli utenti ormai prigionieri che non possono resistere.

Il completamento dei primi due passaggi ha reso gli utenti di WhatsApp vulnerabili all'addomesticamento. Dovendo rispondere a degli investitori, avevano tutti gli incentivi per implementare funzioni ostili agli utenti senza subire conseguenze.

Per cui, ovviamente, l'hanno fatto.

La discesa di WhatsApp

L'addomesticamento ha uno scopo: consente a una specie padrona di sfruttare la specie addomesticata per il proprio tornaconto.

WhatsApp ha aggiornato di recente la sua informativa sulla privacy per consentire la condivisione dei dati con la sua società madre, Facebook. Gli utenti che hanno accettato di utilizzarlo con la precedente informativa hanno avuto due opzioni: accettare la nuova informativa o non essere più in grado di utilizzare WhatsApp. L'aggiornamento dell'informativa sulla privacy è il classico specchietto per le allodole: WhatsApp ha attirato gli utenti con un'interfaccia elegante e l'impressione di rispettare la loro privacy, li ha addomesticati per rimuovere la loro autonomia a migrare, poi ha fatto marcia indietro sul suo impegno di tutelare la privacy con conseguenze minime. Ogni passaggio di questo processo ha abilitato il successivo; se gli utenti non fossero addomesticati, sarebbe facile per la maggior parte di loro andarsene con il minimo attrito.

Quelli di noi che stavano suonando l'allarme qualche anno fa hanno vissuto un breve momento di sadica felicità quando i nostri titoli sono stati promossi da “complottisti fastidiosi e paranoici” a solo “fastidiosi”.

Un tentativo di arginamento dei danni

Lo specchietto per le allodole ha provocato una reazione avversa abbastanza significativa da consentire la migrazione di una notevole minoranza di utenti. Questo numero si è rivelato leggermente superiore all'errore inerente stimato da WhatsApp, che, in risposta, ha ritardato la modifica e ha pubblicato questo annuncio:

Elenca vari dati che WhatsApp non raccoglie o condivide. Acquietare le preoccupazioni sulla raccolta dei dati con un elenco di dati non raccolti è fuorviante. WhatsApp non raccoglie nemmeno campioni dei capelli o scansioni della retina. Non raccogliere quelle informazioni non significa che rispetti la #privacy, perché non cambia quali sono quelle che invece raccoglie.

Qui nega di mantenere le registrazioni di chi le persone stiano chiamando o con chi stiano messaggiando (“WhatsApp does not keep logs of who everyone is messaging or calling”). La raccolta dei dati non è la stessa cosa di “mantenere le registrazioni”. È possibile che i metadati vengano dati in pasto a un algoritmo prima di essere scartati. Un modello può quindi imparare che due utenti si chiamano frequentemente senza mantenere le registrazioni dei #metadati di ogni chiamata. L'aver scelto specificatamente di formulare questa frase intorno alla registrazione implica che WhatsApp raccoglie già questa classe di dati o ha deliberatamente lasciato la porta aperta per farlo in futuro.

Facendo un giro sulla [vera informativa sulla privacy]() [? quale mettiamo? https://web.archive.org/web/20210124064540/https://www.whatsapp.com/legal/updates/privacy-policy/?lang=it o questa https://web.archive.org/web/20210115133954/https://www.whatsapp.com/legal/updates/privacy-policy-eea/?lang=it perché l'originale fa riferimento alla prima, ma noi siamo nella zona europea] del tempo vediamo che raccolgono dei metadati significativi usati per il marketing tramite Facebook.

Software libero

Con l'addomesticamento degli utenti, fornire loro un #software utile è un mezzo per il fine di sfruttarli. L'alternativa è semplice: servire gli utenti è il fine di per sé.

Per evitare di essere controllati dal software, gli utenti devono avere il controllo. Questo tipo di software viene chiamato software libero (libre software) o free software. “Free” in questo contesto si riferisce alla libertà invece che al prezzo. Il #softwarelibero è simile al software open source: quest'ultimo è nato dal primo ed è incentrato più sui benefici pratici per le aziende che sull'#etica. Un termine meno ambiguo che si riferisce neutralmente a un software libero e open source è FLOSS (free, libre, and open source software, software libero e open source).[^2]

Altri hanno spiegato i concetti fondamentali alla base del software libero e la sua importanza meglio di quanto possa fare io, per cui non entrerò nei dettagli. In sostanza, ci sono quattro libertà essenziali:

  • La libertà di eseguire il programma come si desidera, per qualsiasi scopo.
  • La libertà di studiare come funziona il programma e di modificarlo in modo da adattarlo alle proprie necessità.
  • La libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare gli altri.
  • La libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti da voi apportati.

Guadagnare con il FLOSS

L'obiezione più comune che sento è che è più difficile guadagnare con il #FLOSS.

La chiave per fare soldi con il FLOSS è rendere il software un complemento mercificato di altri servizi più redditizi. Alcuni esempi di tali servizi sono la vendita del supporto, personalizzazione, consulenza, formazione, hosting dedicato, hardware e certificazioni. Molte aziende adottano questo approccio al posto di realizzare software proprietario: Red Hat, Collabora, System76, Purism, Canonical, SUSE, Hashicorp, Databricks e Gradle sono alcuni nomi che mi vengono in mente.

L'hosting dedicato non è un paniere in cui vale la pena mettere tutte le uova, se giganti come AWS possono fare lo stesso a un prezzo più basso. Essere lo sviluppatore può fornire un vantaggio in aree come la personalizzazione, il supporto e la formazione. Non è così ovvio invece quando si tratta dell'hosting.

Il FLOSS non sempre è abbastanza

Il software libero è necessario ma a volte non sufficiente per sviluppare l'immunità all'addomesticamento. Altre due misure sono la semplicità e le piattaforme aperte.

Semplicità

Quando un software diventa troppo complesso, deve essere mantenuto da un grande team. Gli utenti che non sono d'accordo con un fornitore non possono possono semplicemente biforcare e mantenere un progetto di milioni di righe di codice, sopratutto se il software in questione contiene potenziali vulnerabilità nella sicurezza. La dipendenza dal fornitore può diventare problematica quando la complessità fa salire alle stelle i costi di sviluppo: il fornitore potrebbe ricorrere all'implementazione di funzioni ostili agli utenti per rimanere a galla.

Un software complesso che non può essere sviluppato da un gruppo diverso di persone crea dipendenza, il primo passo per l'addomesticamento degli utenti. Da solo è abbastanza per aprire la porta a sviluppi problematici.

Studio di un caso: Mozilla e il web

Mozilla è stata un barlume di speranza durante le guerre dei browser, uno spazio dominato dalle tecnologie pubblicitarie, la sorveglianza e la dipendenza dai fornitori. Sfortunatamente, sviluppare un motore di un #browser è un'impresa monumentale tanto difficile da spingere Microsoft e Opera a rinunciare e a cambiare il volto a #Chromium. I browser sono ben più dei lettori di documenti per cui erano stati pensati: si sono evoluti in runtime applicativi con le proprie pile per l'accelerazione via GPU, Bluetooth, permessi, enumerazione dei dispositivi, codec multimediali integrati, gestione dei diritti digitali (digital rights management, DRM),[^3] API per le estensioni, strumenti per gli sviluppatori... l'elenco continua. Servono miliardi di dollari ogni anno per rispondere alle vulnerabilità su una superficie d'attacco così massiccia e tenersi al passo con uno standard che cresce a un tasso così preoccupante. Quei miliardi devono venire da qualche parte.

#Mozilla ha finito per dover fare grandi compromessi per restare a galla. Ha stretto accordi di ricerca con aziende palesemente ostili agli utenti e ha inserito nel browser pubblicità e bloatware come il software as a service (SaaS) proprietario chiamato Pocket, parzialmente finanziato dalle pubblicità. Da quando ha acquistato Pocket (per diversificare le sue fonti di reddito), Mozilla non ha ancora rispettato la sua precedente dichiarazione di voler rendere pubblico il suo codice: sebbene il codice dei client sia stato pubblicato, quello dei server resta proprietario. Farlo, riscrivendone delle parti se necessario, sarebbe comprensibilmente un'impresa difficile, dovuta in parte alla complessità di Pocket.

Biforcazioni sostanziali come Pale Moon non sono in grado di tenere il passo con la crescente complessità degli standard del web moderno come Web Components. Infatti, #PaleMoon recentemente ha dovuto migrare il suo codice via da GitHub, poiché GitHub ha iniziato a utilizzare gli Web Components, un insieme di funzionalità troppo complesso da supportare per loro. È quasi impossibile scrivere un nuovo browser da zero e mettersi in pari con i colossi che [...?] da decenni. Gli utenti possono scegliere tra un motore di un browser sviluppato da Mozilla, da un'azienda pubblicitaria (#Blink di #Google) o da un fornitore di giardini recintati (#WebKit di #Apple). WebKit non sembra male, ma i suoi utenti rimarrebbero indifesi se Apple decidesse di fare marcia indietro.

Per riassumere: la complessità del web ha costretto Mozilla, l'unico sviluppatore di un motore di un browser che afferma di servire “le persone, non il profitto”, a implementare funzionalità ostili ai suoi utenti nel suo browser. La complessità del web ha lasciato agli utenti una scelta limitata tra tre grandi attori con conflitti d'interesse le cui posizioni si consolidano sempre di più nel tempo.

Per la cronaca, non credo che Mozilla sia una cattiva organizzazione. Piuttosto, credo sia sorprendente che riescano a fare così tanto senza ulteriori compromessi, in un sistema che quasi li richiede. Il loro prodotto principale è ancora FLOSS, e alcune versioni di terzi con modifiche molto leggere ne rimuovono le funzionalità ostili.

Piattaforme aperte

Per evitare che un effetto di rete si trasformi in dipendenza da un fornitore, il software che incoraggia naturalmente un effetto di rete deve essere parte di una piattaforma aperta. Nel caso dei software di comunicazione/messaggistica, dovrebbe essere possibile sviluppare client e server alternativi compatibili tra loro, per impedire il completamento dei primi due passaggi dell'addomesticamento degli utenti.

Studio di un caso: Signal

Da quando un certo venditore di auto ha twittatoUse Signal” (“Usate Signal”), un gran numero di utenti vi è ubbidientemente passata. Al momento della stesura, il client e il server di #Signal sono FLOSS e utilizzano una delle migliori #E2EE in circolazione. Nonostante ciò, non ne sono un fan.

Sebbene il client e il server siano FLOSS, Signal è ancora una piattaforma chiusa. Il cofondatore di Signal, Moxie Marlinspike, è piuttosto critico nei confronti delle piattaforme aperte e federate, e ha descritto le sue motivazioni per mantenere Signal chiuso in un post sul suo blog.[^4] Ciò significa che non esiste un modo sostenuto da Signal per sviluppare un server alternativo supportato dai suoi client, né un client alternativo che ne supporti i server. Il primo passo verso l'addomesticamento degli utenti è quasi terminato.

Oltre all'esistenza di una sola implementazione di client e server, esiste un solo fornitore dei server di Signal: Signal Messenger LLC. La dipendenza degli utenti da questo fornitore di server centrali si è ritorta loro contro quando la recente crescita di Signal ha causato un'inattività durata oltre un giorno, rendendo così ognuno incapace di inviare messaggi finché il singolo fornitore non ha risolto il problema.

Alcune persone hanno provato ugualmente a sviluppare client alternativi: una biforcazione di Signal, LibreSignal, ha tentato di farla funzionare su versioni di Android rispettose della privacy senza i Google Play Services proprietari. Questo progetto ha chiuso dopo che Moxie ha detto chiaramente di non essere d'accordo con l'uso dei server di Signal da parte di terzi. La sua decisione è comprensibile, ma si sarebbe potuta evitare la situazione se Signal non avesse dovuto fare affidamento su un unico fornitore di server.

Se Signal decidesse di aggiornare le sue applicazioni includendo una funzione ostile, gli utenti rimarrebbero indifesi tanto quanto lo sono ora quelli di WhatsApp. Benché non credo che ciò sia plausibile, la chiusura di Signal rende i suoi utenti vulnerabili all'addomesticamento.

Per quanto Signal non mi piaccia, l'ho comunque consigliato ai miei amici non tecnici perché era l'unico servizio di messaggistica abbastanza privato per me e abbastanza semplice per loro. Se avesse avuto una qualsiasi procedura per l'iscrizione (creazione di un account, aggiunta manuale dei contatti, ecc.), uno dei miei amici sarebbe rimasto su Discord o WhatsApp. Se ci fosse la possibilità che arrivi fin qua leggendo l'articolo, direi qualcosa di sfacciato come “sai chi sei”.

Spunti di riflessione

Entrambi i casi studiati precedentemente, Mozilla e Signal, sono esempi di organizzazioni ben intenzionate che lasciano involontariamente gli utenti vulnerabili all'addomesticamento. Il primo rappresenta una mancanza di semplicità, ma la presenza di una piattaforma aperta. Il secondo rappresenta una piattaforma chiusa con un maggior grado di semplicità. Lo scopo non è nell'immagine [? Intent isn't in the picture] quando esaminiamo i tre passi e le contromisure all'addomesticamento degli utenti.

@paulsnar@mastodon.technology ha evidenziato un potenziale conflitto tra la semplicità e l'apertura delle piattaforme:

Mi sembra ci sia una certa tensione tra la semplicità e le piattaforme aperte. Prendete Signal, in un certo senso è semplice proprio perché è una piattaforma chiusa de facto, o almeno così ha sostenuto Moxie. A sua volta, Matrix è superficialmente semplice, ma il protocollo in realtà è (secondo me) abbastanza complesso proprio perché è una piattaforma aperta.

Non ho una risposta semplice a questo dilemma. È vero che Matrix è estremamente complesso (rispetto ad alternative come IRC o addirittura XMPP), ed è vero che è più difficile costruire una piattaforma aperta. Detto ciò, è certamente possibile tenere a freno la complessità durante lo sviluppo di una piattaforma aperta: alcuni esempi sono Gemini, IRC e la posta elettronica. Benché gli standard della posta elettronica non siano così semplici come #Gemini e #IRC, si evolvono lentamente: questo permette alle implementazioni di non dover accelerare il ritmo per rimettersi in pari, come invece succede con i browser del web e i client e i server di #Matrix.

Non tutti i software devono fare soldi a palate. La federazione permette a servizi e reti come il fediverso e #XMPP di scalare fino a un gran numero di utenti senza costringere un singolo colosso a vendere la propria anima per pagare il conto. Sebbene i modelli di business che non mirano all'addomesticamento siano meno redditizi, consentono comunque lo sviluppo delle stesse tecnologie nate dagli altri modelli. Tutto ciò che manca è un budget pubblicitario: le più grandi pubblicità che alcuni di questi progetti ottengono sono lunghi e gratuiti post sui blog.

Forse non abbiamo bisogno di inseguire la crescita e cercare di “sfondare”. Forse possiamo fermarci dopo aver raggiunto la sostenibilità e la sicurezza finanziaria, e consentire alle persone di fare di più con meno.

Note di chiusura

Prima che diventasse una sorta di manifesto, questo post avrebbe dovuto essere essere una versione ampliata di un commento che ho lasciato sotto un post sul fediverso di Binyamin Green.

Inizialmente ho deciso di espanderlo alla sua forma attuale per ragioni personali. Al giorno d'oggi, le persone richiedono una spiegazione approfondita ogni volta che mi rifiuto di usare qualcosa che usano “tutti” (WhatsApp, Microsoft Office, Windows, macOS, Google Documenti...). Di solito la ignorano, ma se ne aspettano comunque una. La prossima volta che li incontrerò, avranno dimenticato la nostra conversazione precedente e la ripeteranno. Giustificare tutte le mie scelte di vita mandando affermazioni logicamente corrette nel vuoto – sapendo che tutto ciò che dirò verrà ignorato – è un processo emotivamente stancante che ha avuto un impatto sulla mia salute mentale negli ultimi anni. Mandare questo articolo ai miei amici e cambiare argomento dovrebbe salvarmi qualche capello grigio negli anni a venire.

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Questo articolo estende le filosofie guida dei movimenti del software libero e del #copyleft. Ringrazio Barna Zsombor per avermi fornito un buon riscontro su IRC.

Poiché le parole non erano abbastanza, ho scritto un seguito, Teniamo aperte le piattaforme. Dateci un'occhiata se avete trovato interessante questo articolo.

Articolo originale: Rohan Kumar, WhatsApp and the domestication of users, su seirdy.one, 27 gennaio 2021.

Riferimenti e note

[^1]: Raymond Pierotti e Brandy R. Fogg, The First Domestication: How Wolves and Humans Coevolved, Yale University Press, 2017, su yalebooks.yale.edu.

[^2]: Molti nel movimento del free software non amano il termine “open source” per diverse ragioni. Altri utilizzano “free” e “open sourceinterscambiabilmente. Infine, molti venditori usano “free” per riferirsi al prezzo invece che alla libertà, e ciò ha spronato diversi sostenitori del free software ad adottare il termine libre (“libero”). Tutto ciò può sembrare abbastanza confusionario, per questo preferisco acronimi come FLOSS per descrivere l'intersezione di questi termini.

[^3]: Vedete Defective by Design. La DRM è un altro classico esempio di addomesticamento degli utenti. Per la cronaca, Mozilla si è opposta a rendere la DRM uno standard del web. Ne ha implementato il supporto solo dopo aver perso contro gli altri membri del World Wide Web Consortium (W3C). Non la scusa per averla inserita in un browser, ma almeno non c'era un intento malevolo. Lo stesso non si può dire per per i membri pro DRM del W3C.

[^4]: Il post di Moxie ha suscitato molte reazioni. Due approfondimenti validi sono su Linux Weekly News e un post sul blog di Matrix.org.