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#metafora

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🌙 Wolf’s Rain: Il Viaggio, l’Illusione, la Speranza 🐺

Un mondo che muore.
Lupi nascosti tra gli uomini. Un Paradiso che forse non esiste.
Wolf’s Rain è più di un anime distopico: è una riflessione sulla speranza, sulla necessità di credere in qualcosa per continuare a camminare.

Ma se la meta fosse solo un’illusione, il viaggio avrebbe comunque senso?

Se vuoi, leggi l’articolo completo nel mio blog🐺
Link nei commenti.

#Wolfsrain #AnimeDistopico #TensaiOkamura #YokoKanno #Lupi #Paradiso #Illusione #Speranza #Viaggio #Metafora #FilosofiaAnime #PostApocalittico #AnimeSottovalutati

🌙 Wolf’s Rain: Il Viaggio, l’Illusione, la Speranza 🐺

Un mondo che muore. Lupi nascosti tra gli uomini. Un Paradiso che forse non esiste. Wolf’s Rain è più di un anime distopico: è una riflessione sulla speranza, sulla necessità di credere in qualcosa per continuare a camminare.

Ma se la meta fosse solo un’illusione, il viaggio avrebbe comunque senso?

Se vuoi, leggi l’articolo completo qui sotto.

#Wolf’sRain #AnimeDistopico #Lupi #Paradiso #Illusione #Metafora

michiyospace.altervista.org/wo

LandEscape · Wolf’s Rain: Il Viaggio, l’Illusione, la Speranza - LandEscapeFacebook Twitter Pinterest Non tutte le storie vogliono rassicurarti.Alcune ti mettono davanti a una verità scomoda: e se tutto quello che insegui fosse solo un’illusione? Wolf’s Rain non è un semplice anime distopico, ma una riflessione cruda sulla speranza, sulla ricerca di qualcosa che potrebbe non esistere. Un mondo che sta morendo.Lupi che camminano tra

Per la serie #metafora :
Da ieri sera fino alle 3 ho fatto la spola tra letto e cesso.
Alle 4 ho portato fuori il cane perché piangeva, anche lui aveva bisogno.
Stamattina la prima cosa che ho fatto: sedermi sul cesso.

Ma lammerda non finisce mai?

#Metafora.
Se hai un oggetto che vuole anche il tuo vicino di casa, o fai in modo che se lo possa comprare anche lui, o glielo presti, o te lo ruba, o peggio, ti uccide per prenderselo. Andrà in galera? Probabilmente, ma dal suo punto di vista, ne sarà valsa la pena e tu avrai perso la vita per un oggetto.
Ne vale la pena?

Recensione “Nosferatu”: l’oscurità dentro di noi

Parafrasando Nietzsche, si può dire che se tu guarderai a lungo nell’oscurità, anche l’oscurità vorrà guardare dentro di te. Ed è proprio in un buio accecante che Eggers immerge lo spettatore (e Lily-Rose Depp) sin dalla primissima inquadratura, come a volerlo rendere parte di quella stessa notte buia, la stessa oscurità nella quale il regista fa muovere le sue ombre.

Il vampiro Nosferatu, il “non spirato”, nasce nel 1922 come plagio cinematografico del capolavoro di Bram Stoker Dracula, in uno dei film più simbolici della cinematografia di Murnau, dell’espressionismo tedesco e senza dubbio di tutto il cinema muto: qualunque cinefilo che si rispetti avrà presente l’inquietante sagoma deformata di Max Schreck, il primo Nosferatu del cinema, proiettata sulla parete della sua decadente magione. Eggers prende quell’ombra e la diffonde per 135 minuti di film sugli occhi di chi guarda, soprattutto tra le pieghe di un desiderio latente, quello di una protagonista eccezionale, che rispetto alle versioni precedenti di Nosferatu, qui diventa il vero e proprio motore della storia: Lily-Rose Depp è infatti splendida e inquietante al tempo stesso, a tal punto che forse mi spaventerebbe addirittura incontrarla per strada, e concede tutta se stessa ai suoi demoni, alla sua solitudine, al suo desiderio, in una società maschilista controllata da inetti, come il marito della sua Ellen, il solito Nicolas Hoult confuso e incapace di cambiare espressione, non importa se il suo personaggio venga bullizzato nel liceo descritto da Nick Hornby, sia in preda a dubbi etici e morali nella giuria di Clint Eastwood o terrorizzato nei Carpazi da un uomo molto più carismatico di lui (sebbene si tratti di uno spaventoso vampiro, questo glielo concediamo). Perché, diciamolo, è molto più interessante il rapporto che intercorre tra Ellen e Orlok rispetto a quello che la donna ha con suo marito: è infatti la lotta contro l’oscurità che Leni porta dentro la vera anima di questo convincente lavoro di Eggers, un horror gotico ricco di atmosfere e suggestioni appartenenti al secolo scorso, ma capace anche di essere moderno, sempre credibile e mai grottesco. La grandezza di questa nuova versione di Nosferatu è, al di là dell’indubbia potenza visiva, la capacità di reinventarsi in ogni scena, di essere coinvolgente anche di fronte a una storia che abbiamo visto in tutte le salse, che il regista statunitense però riesce a modernizzare con la metafora, neanche troppo sottile, di una donna indipendente in lotta contro una società di maschi dominanti, che frenano i suoi desideri, che decidono come deve vivere e che addirittura tentano di frenare la sua “follia” facendole indossare corpetti più stretti.

Il Conte Orlok può anche far paura (bravo Skarsgaard, ormai abbonato a vestire i panni dei mostri), ma non sarà mai così spaventoso come quando Eggers costringe noi spettatori – e ogni personaggio dei suoi film – a fare i conti con l’oscurità che portiamo dentro, che probabilmente rinneghiamo, ma che forse dovremmo imparare a riconoscere. Perché anche dopo la notte più buia, c’è sempre il sorgere del sole.

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ROOTS§ROUTES _ research on visual cultures

CALL FOR PROPOSALS:
§ FARE MONDI
Tra ricerca e fabulazione
(gen.-apr. 2025)

a cura di Anna Chiara Cimoli e Alessandro Tollari

invio abstract entro il 5 novembre 2024

 

La call di questo numero di roots§routes magazine invita contributi sul tema dell’intersezione, della frizione, del dialogo fra ricerca e fabulazione, con particolare riferimento a:

_il contributo dell’immaginazione artistica alla ricerca scientifica

_la possibilità di traslazione e osmosi dei metodi creativi fra diverse discipline

_l’analisi di casi di studio che esplorino le possibilità di “forzatura” del sapere accademico, sia nei contenuti che nella loro traduzione formale (hacking, embodiment, pratiche di disseminazione radicale…)

_sperimentazioni linguistiche e transcodificazioni nel campo della scrittura accademica

_le questioni etiche che il ricorso alla finzionalità speculativa pone rispetto alla ricerca scientifica

_le rifrazioni provenienti dalla sperimentazione in ambito digitale e dei game studies, con riferimento al worlding

_i nuovi codici, linguaggi e mitografie della ricerca scientifica e culturale nel XXI secolo

_la ricerca tramite la prassi didattica sperimentale in contesti formali e non-formali

_la ricerca sul caso, l’inatteso e l’aleatorio

_ i ruoli del pensiero analogico e della metafora, della dimensione onirica e inconscia nella produzione di conoscenza

_pratiche ucroniche/utopiche/eterotopiche in prospettiva minoritaria

_pratiche artistiche che generano fiction critiche dell’immaginario del mondo accademico ed educativo

_ riflessioni teoriche e pratiche intorno ai future studies e ai possibility studies

_e tutte le altre possibilità che non siamo stat* in grado di immaginare.

Leggi la declinazione tematica integrale del nuovo numero su….

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