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Egitto, nuove scoperte al Ramesseum di Luxor: dagli scavi emergono tombe e una “Casa della Vita”

Redazione

Ancora novità dall’Egitto. La missione archeologica congiunta franco-egiziana, composta dal Settore per la Conservazione e la Registrazione dei Beni Archeologici del Consiglio Supremo delle Antichità, dal Centro Nazionale Francese per la Ricerca e dall’Università della Sorbona, ha effettuato nuove scoperte nei pressi del Ramesseum, sulla sponda occidentale di Luxor. I ritrovamenti gettano nuova luce sul ruolo religioso, sociale ed economico rivestito dal tempio funerario di Ramses II, uno dei monumenti più noti e significativi dell’antico Egitto durante il Nuovo Regno.

(C)Ministry of Tourism and Antiquities

Tombe, depositi e cantine per il vino

Tra le scoperte più rilevanti spicca la serie di tombe risalenti al Terzo Periodo Intermedio (circa 1070-664 a.C.), situate nella zona nord-orientale del tempio. Queste tombe presentano camere e pozzi funerari con vasi canopi e oggetti rituali ben conservati, oltre a sarcofagi inseriti uno dentro l’altro e ben 401 statuette ushabti in terracotta. All’interno sono stati trovati anche cumuli di ossa sparse. Nella parte settentrionale sono riemersi depositi utilizzati per conservare olio d’oliva e miele. Ci sono anche diverse cantine per il vino, dove sono state rinvenuti numerosi resti di anfore.

(C)Ministry of Tourism and Antiquities

Nella zona orientale, gli scavi hanno invece rivelato la presenza di edifici probabilmente adibiti a uffici amministrativi. Le aree circostanti erano disseminate di laboratori per la tessitura e la lavorazione della pietra, cucine e forni. Il tutto testimonia la vivacità economica del sito e la sua varietà di funzioni.

La “Casa della Vita”

Uno dei ritrovamenti più interessanti è la “Casa della Vita”, una sorta di scuola annessa al tempio, finora “inedita” all’interno del Ramesseum. Non solo è stato possibile delinearne la struttura architettonica. Sono però emersi anche resti di disegni e giochi, prove che il Tempio ospitasse anche una scuola o centro di formazione per scribi e funzionari.

(C)Ministry of Tourism and Antiquities

Restauri e ulteriori scoperte

Nel Ramesseum la missione archeologica ha anche riportato alla luce la tomba di “Sahteb Aib Ra”, situata nella zona nord-occidentale del tempio, già scoperta dall’archeologo inglese Quibell nel 1896 e risalente al Medio Regno. Le sue pareti, decorate con scene funerarie, sono state studiate e restaurate. Inoltre, sono stati completati anche i restauri della parte meridionale della sala delle colonne fino al “sancta sanctorum” insieme al primo cortile. Qui gli esperti hanno rimontato i frammenti della statua di Tuia, madre di Ramses II, e li hanno riposizionati vicino alla statua del faraone. Anche le gambe della colossale statua di Ramses II sono state restaurate e riposizionate sulla base originale.

(C)Ministry of Tourism and Antiquities

Nella zona del secondo pilone, inoltre, è riemerso un frammento di architrave in granito raffigurante Ramses II divinizzato davanti ad Amon-Ra, oltre ai resti di un cornicione con fregi raffiguranti scimmie. Gli scavi lungo le vie processionali hanno riportato alla luce anche diverse statue del dio Anubi.

Un tempio dai mille volti

(C)Ministry of Tourism and Antiquities

Il ministro del Turismo e delle Antichità, Sherif Fathy, ha elogiato gli sforzi compiuti dalla missione per svelare nuovi segreti del Ramesseum e corroborarne il ruolo nella società egizia antica. Mohamed Ismail, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha sottolineato l’importanza di questi ritrovamenti: “Il Ramesseum non era solo un luogo di culto, ma un centro amministrativo ed economico che redistribuiva i prodotti agli abitanti, a cominciare dagli artigiani di Deir el-Medina”. Ha aggiunto che il sito, già occupato prima della costruzione del tempio da Ramses II, fu riutilizzato come necropoli sacerdotale dopo aver subìto diversi saccheggi, per essere infine utilizzato come cava durante i periodi tolemaico e romano.

(C)Ministry of Tourism and Antiquities

Hisham El-Leithy, responsabile egiziano della missione, ha annunciato che i lavori proseguiranno nella speranza di effettuare ulteriori scoperte. Dal canto suo Christian Leblanc, capo della parte francese della missione, ha ricordato il restauro del palazzo reale adiacente al primo cortile, che ha permesso di ricostruirne la struttura originale, con sale di ricevimento e la stanza del trono.

Una missione che dura da 34 anni

Attiva dal 1991, la missione egiziano-francese continua a esplorare e restaurare il Ramesseum, confermandone l’importanza per la storia egizia. Le scoperte finora effettuate arricchiscono le nostre conoscenze sul passato egizio e confermano il valore del tempio come patrimonio storico universale.

Egitto, scoperta la tomba di un comandante di Ramses III sepolto con scettro cerimoniale e anello d’oro

Elena Percivaldi

Splendida scoperta in Egitto. Una missione archeologica condotta dal Supreme Council of Antiquities (SCA) ha riportato alla luce a Tell Roud Iskander, nella regione di Maskhuta, governatorato di Ismailia, la tomba di un comandante militare dell’epoca di Ramses III (ca. 1218/1217 a.C. – 1155 a.C.), secondo re della XX Dinastia. Oltre a questa eccezionale sepoltura, gli archeologi hanno trovato altre tombe – collettive e individuali – risalenti al periodo greco-romano e tardo, reperti che aprono nuove prospettive sulla storia militare e culturale dell’antico Egitto. Il ritrovamento sottolinea infatti l’importanza strategica del sito. posto a protezione dei confini orientali durante il Nuovo Regno (1550-1070 a.C.), un’epoca di splendore e conquiste.

Punte di freccia e di lancia in bronzo (foto: Ministry of Tourism and Antiquities)

Mohamed Ismail Khaled, segretario generale dell’SCA, ha definito il sito “un baluardo difensivo cruciale,” evidenziando l’importanza di Tell Roud Iskander come avamposto fortificato. “Castelli e fortezze proteggevano l’Egitto da est, e questa tomba dimostra il prestigio del suo occupante,” ha dichiarato Khaled. Tra i reperti, punte di freccia in bronzo e frammenti di uno scettro cerimoniale confermano l’alto rango militare del comandante, la cui identità resta ancora avvolta nel mistero.

Una tomba monumentale e il suo riutilizzo

La tomba dopo lo scavo (foto: Ministry of Tourism and Antiquities)

La tomba, costruita in mattoni di fango, si compone di una camera funeraria principale e tre stanze aggiuntive, con pareti interne rivestite di intonaco bianco. “L’architettura riflette lo status del defunto,” spiega Mohamed Abdel Badie, capo del settore delle antichità egizie dell’SCA. Durante gli scavi, è emerso uno scheletro umano coperto da uno strato di cartonnage — un particolare tipo di involucro che copriva le mummie ed era realizzato con fibre di tessuto e fogli di papiro tenuti insieme da un collante —databile a un’epoca successiva. Ciò suggerisce che la tomba sia stata riutilizzata in un secondo momento, forse durante il Periodo Tardo (664-332 a.C.).

Tombe greco-romane (foto: Ministry of Tourism and Antiquities)

Tra i tesori rinvenuti spiccano vasi di alabastro – ben conservati – decorati con incisioni e tracce di colore, due dei quali recano i cartigli di Horemheb, celebre faraone guerriero della XVIII Dinastia. Ma i pezzi più spettacolari sono un anello d’oro con il cartiglio di Ramses III, un gran numero di perle e pietre colorate e una scatolina in avorio, a significare la presenza di un legame diretto con i grandi sovrani del Nuovo Regno.

L’anello con il cartiglio di Ramses III e sotto una collana (foto: Ministry of Tourism and Antiquities)

Sepolture greco-romane e amuleti del Periodo tardo

Accanto alla tomba principale del condottiero, gli archeologi hanno scoperto anche fosse comuni e sepolture individuali più recenti, risalenti ai periodi greco-romano e tardo. “Abbiamo rinvenuto un gran numero di resti umani deposti in tombe collettive,” racconta Qutb Fawzy Qutb, responsabile delle antichità del Basso Egitto e del Sinai. “Nelle sepolture individuali del Tardo Periodo abbiamo trovato amuleti raffiguranti le divinità Tueret e Bes e l’Occhio di Udjat, a testimonianza del perdurare delle tradizioni religiose egizie anche sotto influenze esterne.”

Amuleti a forma di scarabeo (foto: Ministry of Tourism and Antiquities)

Questi reperti contrastano con la grandiosità della tomba del comandante e mostrano l’evoluzione delle pratiche funerarie in Egitto attraverso i secoli. La presenza di amuleti che rimandano alla protezione e alla fertilità riflette invece il perdurare di credenze radicate fino all’arrivo dei Greci e dei Romani.

Un sito strategico e una scoperta epocale

Situato nella fertile regione di Maskhuta, Tell Roud Iskander rappresentò un punto nevralgico del sistema di difesa dell’antico Egitto. “La scoperta ridefinisce la nostra comprensione del Nuovo Regno,” sottolinea Khaled. “Le fortificazioni qui costruite proteggevano l’accesso al Delta e al Sinai, aree vitali per il commercio e la sicurezza.” Il corredo di prestigio trovato nella tomba del comandante ne confermano il ruolo quale figura chiave nella gerarchia dei funzionari di Ramses III, l’ultimo grande faraone guerriero, celebre per aver respinto gli “invasori del Mare” nel XII secolo a.C.

Questi nuovi, eccezionali ritrovamenti arricchiscono il già straordinario patrimonio culturale egiziano. Ma c’è da scommettere che il sito, esplorato con tecniche avanzate quali la tomografia elettrica, riserverà molto presto ulteriori sorprese.

💀🔥 𝐀𝐑𝐂𝐇𝐄𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 | 𝐄𝐠𝐢𝐭𝐭𝐨, 𝐬𝐜𝐨𝐩𝐞𝐫𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐭𝐨𝐦𝐛𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐑𝐚𝐦𝐬𝐞𝐬 𝐈𝐈𝐈 𝐬𝐞𝐩𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐬𝐜𝐞𝐭𝐭𝐫𝐨 𝐜𝐞𝐫𝐢𝐦𝐨𝐧𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐞 𝐚𝐧𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐝'𝐨𝐫𝐨

Un ritrovamento spettacolare e di grande importanza che getta nuova luce sulla storia della regione di Maskhuta.

Dettagli e foto su @storieearcheostorie

storiearcheostorie.com/2025/03

Storie & Archeostorie · Egitto, scoperta la ricca tomba di un comandante di Ramses III
Altro da Elena Percivaldi

Trovato il tesoro d'oro della Valle del Re a Luxor. In Egitto è stata scoperta la 'Città d'Oro Perduta' sepolta per 3.000 anni. Ascolta questo articolo ora...In Egitto è stata scoperta la 'Città d'Oro Perduta' sepolta per 3.000 anni,
Sotto le sabbie della Valle dei Re a Luxor, dormiva un segreto millenario. Gli archeologi hanno riportato alla luce Aten, un insediamento urbano ottimamente conservato chiamato...

scienzamagia.eu/ambiente-terri

𝐋𝐞 "𝐥𝐢n𝐠𝐮𝐞 𝐝’𝐨𝐫𝐨" 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐮𝐦𝐦𝐢𝐞, 𝐮n 𝐦𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐨 (𝐬𝐯𝐞𝐥𝐚𝐭𝐨?) 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐄𝐠𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐭𝐨𝐥𝐞𝐦𝐚𝐢𝐜𝐨

Una missione egiziano-spagnola, diretta dall’Università di Barcellona, ha fatto un'intrigante scoperta nell’area di Al-Bahnasa, l’antica Oxyrhynchus, in . In un complesso di tombe scavate nella roccia sono emerse 52 , di cui 13 con lingue d’oro e alcune con unghie dorate. Qual era il loro significato?
Scoprilo su @storieearcheostorie

storiearcheostorie.com/2025/02

Storie & Archeostorie · Le "lingue d’oro" delle mummie, un mistero dell’Egitto tolemaico
Altro da Elena Percivaldi

Le “lingue d’oro” delle mummie, un mistero (svelato?) dell’Egitto tolemaico

Elena Percivaldi

Nel dicembre 2024, una missione archeologica congiunta egiziano-spagnola, diretta dall’Università di Barcellona, ha fatto una scoperta sensazionale nell’area dell’odierna Al-Bahnasa, l’antica Oxyrhynchus, in Egitto. Qui, in un complesso di tombe scavate nella roccia, sono emerse 52 mummie, di cui 13 adornate con lingue d’oro e alcune con unghie dorate. Ad annunciare la scoperta, così come quella recentissima della presunta tomba del faraone Thutmose II, il Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano, che ha sottolineato l’importanza di questi straordinari reperti per comprendere le pratiche religiose dell’antico Egitto…

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Oltre ai resti umani, le tombe contenevano anche sarcofagi di pietra calcarea, amuleti, scarabei a cuore e pitture murali dai colori vivaci. Le iscrizioni e le decorazioni rappresentano divinità quali Osiride, Anubi e Nut, suggerendo un legame profondo con i culti dell’aldilà. Datate al periodo tolemaico (305-30 a.C.), epoca l’Egitto era governato dalla dinastia greco-macedone fondata da Tolomeo I – uno dei generali di Alessandro Magno -, offrono dunque uno spaccato di grande interesse sulle credenze e i rituali della civiltà egizia in un momento di profonda trasformazione culturale.

Lingue d’oro (C) Università di Barcellona

L’epoca tolemaica, periodo di trasformazioni

Durante l’epoca tolemaica l’Egitto, infatti conobbe la fusione tra le antiche tradizioni locali e le influenze greche. Situata nella fertile valle del Nilo, Oxyrhynchus era un centro religioso e culturale di grande importanza, ricco di templi e celebre per il culto degli animali sacri. Le tombe scoperte riflettono questa ibridazione: i rituali funerari restano radicati nella tradizione egizia, ma l’uso di materiali preziosi come l’oro potrebbe indicare un’influenza ellenistica, dove il lusso e l’ostentazione rivestivano un ruolo simbolico e sociale di grande importanza.

Barca del dio Aton (C) Università di Barcellona

Oxyrhynchus, un sito complesso

Il sito di Oxyrhynchus/Al-Bahnasa presenta una struttura complessa: da un pozzo rettangolare in pietra si accede a una sala centrale con tre camere funerarie, dove le mummie erano disposte fianco a fianco, il che fa pensare a una sepoltura comunitaria. Tra i reperti spiccano quattro sarcofagi intatti, decorati con scene di divinità e offerte, e una serie di amuleti tra i quali gli scarabei, ben noti simboli di rigenerazione. Alle pareti delle tombe, dipinte con colori vivaci, pitture che illustrano i processi di imbalsamazione, preziose per ricostruire le credenze dell’epoca.

Amuleti presenti nelle tombe (C) Università di Barcellona

Tra i dettagli più interessanti, citiamo la presenza di una mummia attribuita a un individuo di nome Wen Nefer, citato anche nelle iscrizioni. Chi fosse con precisione non lo sappiamo, ma è probabile che si trattasse di un membro della comunità religiosa oppure di una famiglia influente.

Il significato delle lingue d’oro

Ma perché gli antichi Egizi inserivano le lingue d’oro nelle bocche dei defunti? La risposta risiede, verosimilmente, nel loro sistema di credenze sull’aldilà. Secondo la mitologia egizia, infatti, dopo la morte l’anima si trovava ad affrontare il giudizio di Osiride, dio dell’oltretomba. Per poter parlare e potersi difendere dinnanzi a questo tribunale divino, il defunto doveva avere una lingua integra e funzionante, cosa tutt’altro che certa dopo aver subito il processo di mummificazione, che comportava la rimozione degli organi interni e il trattamento invasivo della salma. Durante questi passaggi, la lingua poteva deteriorarsi: ecco perché veniva sostituita con un simulacro d’oro, metallo considerato eterno, divino e incorruttibile.

Una delle lingue d’oro trovate nello scavo (C) Università di Barcellona

Realizzate in sottili lamine dorate modellate per assomigliare quanto più possibile al corrispondente organo umano, le lingue d’oro erano dunque un simbolo di protezione e un mezzo per garantire la comunicazione nell’aldilà.

Le unghie dorate: un enigma ancora da risolvere

Alcune delle mummie di Oxyrhynchus presentavano anche un’altra “protesi” dorata: le unghie, molto più rare e di difficile interpretazione. Secondo gli archeologi, potrebbero forse essere un elemento di protezione fisica o spirituale, che permetteva di preservare l’integrità del corpo nell’aldilà. Con ogni probabilità tale trattamento era riservato agli individui di rango quali, ad esempio, sacerdoti o nobili legati ai culti locali.

Una cosa è certa. Le mummie con lingue d’oro di Oxyrhynchus non costituiscono solo un ritrovamento spettacolare, ma rappresentano anche l’importante testimonianza di una società che, come quella egizia, credeva fermamente nella vita dopo la morte. E che per questo investiva cospicue risorse economiche, non lesinando il ricorso a elevate competenze artigianali e artistiche allo scopo di preparare degnamente i defunti per il loro ultimo viaggio.

L’intrigante scoperta di Oxyrhynchus fornisce dunque nuovi elementi per migliorare la comprensione della società del periodo tolemaico, un’epoca di transizione spesso trascurata rispetto ai fasti delle dinastie precedenti. E lascia numerose, affascinanti questioni ancora aperte.

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Finalmente un faraone esce dall'ombra dopo millenni di silenzio. La tomba di Thutmose II è la prima scoperta regale dagli anni di Tutankhamon, ma è stranamente vuota e lontanissima dalla Valle dei Re. Perché sua moglie Hatshepsut lo seppellì così distante? Dov'è finita la sua mummia? E quel gigantesco cumulo di detriti nelle vicinanze nasconde davvero una seconda tomba intatta? L'Egitto continua a giocare a nascondino con i suoi segreti.

futuroprossimo.it/2025/02/thut

Egitto / Scoperta la tomba di Thutmose II: è la prima di un faraone dopo quella di Tutankhamon [FOTO]

Elena Percivaldi

Sensazionale scoperta in Egitto. Il Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Egitto ha annunciato la della tomba di Thutmose II, faraone della XVIII dinastia, risalente a circa 3500 anni fa. Questa è la prima tomba regale a essere portata alla luce dopo quella di Tutankhamon nel 1922. L’eccezionale ritrovamento è avvenuto nell’area occidentale di Luxor, a circa 2,4 chilometri dalla Valle dei Re, grazie a una missione archeologica congiunta tra il Consiglio Supremo delle Antichità e la New Kingdom Research Foundation.

L’interno della tomba (foto: Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Egitto)

Chi era Thutmose II?

Thutmose II regnò tra il 1493 e il 1479 a.C. e morì prematuramente all’età di circa 30 anni. Per consolidare la sua posizione al trono, sposò la sua sorellastra Hatshepsut, che in seguito sarebbe diventata una delle più grandi regine dell’antico Egitto. Durante il suo regno furono costruiti diversi edifici ad Elefantina, Karnak e in Nubia. Tuttavia, fino a oggi, il luogo della sua sepoltura era rimasto un mistero.

La tomba di Thutmose II: il cielo blu trapuntato di stelle

La scoperta della tomba C4 risale all’ottobre 2022. Gli archeologi del team britannico-egiziano stavano lavorando in un’area finora associata alla sepoltura delle regine. Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha spiegato che per questo, entrando nell’ingresso e del corridoio principale, inizialmente avevano pensato che la tomba appartenesse a una delle mogli reali dei faraoni thutmosidi. Lì vicino, infatti, c’erano le sepolture delle mogli di Thutmose III, oltre a quella della regina Hatshepsut.

Le decorazioni della tomba (foto: Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Egitto)

L’ambiente, purtroppo, era in pessime condizioni a causa di antiche inondazioni. L’acqua aveva invaso la tomba, danneggiandone l’interno, il che ha reso necessario un impegnativo lavoro di restauro. E proprio il restauro è stato decisivo per giungere all’attribuzione della sepoltura. I frammenti di intonaco recuperati appartenevano infatti a un soffitto blu con stelle gialle, una decorazione tipica delle tombe dei faraoni. Erano inoltre presenti iscrizioni con parti del Libro di Im-Duat, un testo essenziale per il viaggio nell’Aldilà dei faraoni nell’antico Egitto.

I frammenti di intonaco (foto: Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Egitto)

L’identificazione del proprietario della tomba è stata possibile grazie alla presenza di vasi di alabastro incisi con il nome del faraone Thutmose II e il titolo di “Re defunto”. L’organizzazione della sepoltura del re era stata supervisionata dalla regina Hatshepsut, sua moglie e sorellastra.

Il “mistero” della mummia di Thutmose II

Il sarcofago del faraone Thutmose II (Wikimedia Commons)

La mummia del faraone era già stata scoperta nel XIX secolo nel nascondiglio di Deir el-Bahari, dove era stata occultata dai sacerdoti di Amon per proteggerla dai saccheggiatori. Attualmente è esposta nel Museo nazionale della civiltà egizia.

La testa mummificata del faraone Thutmose II (http://www.lib.uchicago.edu/cgi-bin/eos/eos_page.pl?DPI=300&callnum=DT57.C2_vol59&object=150)

Nel 1886, Gaston Maspero procedette alla sbendatura della mummia, rivelando segni di danni causati dai predatori di tombe. Le analisi successive hanno indicato che Thutmose II morì probabilmente a causa di una grave malattia. La tomba, però, era rimasta ancora ignota.

Un ritrovamento storico

L’interno della tomba (foto: Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Egitto)

Secondo Mohamed Ismail Khaled questa è “una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi anni”. La tomba fornisce nuove informazioni sul regno di Thutmose II e rappresenta il primo ritrovamento di un corredo funerario a lui appartenente, elemento che fino ad oggi ancora mancava.

Il futuro degli scavi

Secondo Piers Latherland, capo della sezione britannica della missione, la struttura architettonica semplice della tomba, composta da un corridoio intonacato sopraelevato di circa 1,4 metri che conduce alla camera funeraria, sia servito da prototipo per le tombe reali successive della XVIII dinastia. Si ritiene che il corridoio sopraelevato sia stato utilizzato per spostare già in antico il contenuto della tomba, a cominciare proprio dalla mummia di Thutmose II. E con ogni probabilità ciò avvenne proprio a seguito dell’allagamento, avvenuto poco dopo la morte del faraone.

Gli archeologi continueranno a studiare il sito per raccogliere altri dati su Thutmose II e per comprendere come l’inondazione abbia impattato sulla conservazione della struttura e dei suoi reperti.

🔥🔥🔥 𝐀𝐑𝐂𝐇𝐄𝐎𝐋𝐎𝐆𝐈𝐀 | 𝐒𝐞n𝐬𝐚𝐳𝐢𝐨n𝐚𝐥𝐞 𝐬𝐜𝐨𝐩𝐞𝐫𝐭𝐚 𝐢n 𝐄𝐠𝐢𝐭𝐭𝐨. 𝐓𝐨𝐫n𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐮𝐜𝐞 𝐥𝐚 𝐭𝐨𝐦𝐛𝐚 𝐝𝐢 𝐓𝐡𝐮𝐭𝐦𝐨𝐬𝐞 𝐈𝐈: è 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐮n 𝐟𝐚𝐫𝐚𝐨n𝐞 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐢 𝐓𝐮𝐭𝐚n𝐤𝐡𝐚𝐦𝐨n

Tutti i dettagli della scoperta su @storieearcheostorie

storiearcheostorie.com/2025/02

Storie & Archeostorie · Scoperta la tomba di Thutmose II, la prima di un faraone dopo Tutankhamon
Altro da Elena Percivaldi

𝐈𝐥 "𝐩𝐫𝐨𝐟𝐮𝐦𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥'𝐞𝐭𝐞𝐫n𝐢𝐭à": 𝐥'𝐚𝐫𝐨𝐦𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐮𝐦𝐦𝐢𝐞 𝐞𝐠𝐢𝐳𝐢𝐞 𝐬𝐯𝐞𝐥𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐢𝐞n𝐳𝐚

Un team internazionale di ricercatori ha analizzato l'odore delle mummie attraverso tecniche chimiche e sensoriali, rivelando nuovi dettagli sulla pratica funeraria dell'imbalsamazione.

I dettagli su @storieearcheostorie

storiearcheostorie.com/2025/02

Antico Egitto, il tesoro della regina Ahhotep torna a splendere in un libro

Redazione

Il tesoro della regina Ahhotep è stato senza alcun dubbio una delle maggiori scoperte archeologiche nell’Ottocento. Correva l’anno 1859 quando nei pressi dell’antica Tebe (oggi Luxor), in un nascondiglio che nulla lasciava trapelare dall’esterno, tornò alla luce lo straordinario corredo di oltre 70 oggetti appartenuto alla coraggiosa sovrana che verso il 1550 a.C. osò sfidare lo strapotere dei temibili Hyksos.

Poi venne, il 4 novembre 1922, il ritrovamento della tomba di Tutankhamon, che conquistò le prime pagine dei giornali spedendo di nuovo nel dimenticatoio Ahhotep e il suo meraviglioso corredo funebre di monili, gioielli e armi. Tutto ciò fino ad oggi.  A puntare di nuovo i riflettori sulla regina è Gianluca Miniaci, valente egittologo dell’Università di Pisa, che ha appena dato alle stampe un interessante volume –  “Il tesoro perduto della regina Ahhotep. Una donna alla riconquista dell’Egitto antico”  – edito da Carocci.

Il tesoro della regina è stato di recente sottoposto a un attento studio

Il tesoro della regina Ahhotep presto al Museo Egizio del Cairo

Il libro, arricchito da numerose illustrazioni e da un prezioso inserto a colori, nasce con l’intento di divulgare i risultati dell’Ahhotep Project, un progetto di ricerca internazionale diretto dallo stesso Miniaci e al quale collaborano importanti istituzioni quali il Museo Archeologico di Luxorl’Institute of Archaeology dell’University College London, il Museo del Louvre e il Museo Egizio del Cairo.  Al Cairo inoltre un team dell’Ateneo pisano allestirà una nuova sala con protagonista Ahhotep e il suo tesoro.

“Il progetto – racconta Miniaci – è nato nel 2019 quando ho scoperto nella Bibliothèque de l’Institut de France il manoscritto della prima – e unica – lista degli oggetti contenuti all’interno del sarcofago di Ahhotep risalente all’epoca del suo ritrovamento, oggetti che poi durante il COVID siamo andati a identificare al museo del Cairo”.

E’ così riapparsa la figura di Ahhotep, regina vissuta intorno al 1550 a.C., protagonista di un periodo di profondo cambiamento nella società dell’antico Egitto, all’alba del Nuovo Regno e durante il cruento scontro con gli Hyksos.

Tuttavia, nonostante la sua funzione di altissimo rilievo, Ahhotep è ancora oggi poco conosciuta e ammantata di un’aura di mistero”, sottolinea Miniaci.

Nel tesoro oltre 70 oggetti

Nel libro si raccontano così due storie parallele. Da un lato, le vicende e gli intrighi dell’Ottocento, quando l’Egitto è una sorta di far-west dell’archeologia. Tra le varie figure che sgomitano per trovare fama e celebrità si impone Auguste Mariette, il padre dell’archeologia egizia, al quale si attribuisce la scoperta del sarcofago dorato della regina e dei suoi oltre 70 magnifici oggetti: armi, bracciali, collane, amuleti, pendagli in oro, argento, bronzo e pietre preziose come lapislazzuli e corniola, oltre al legno di cedro del Libano.

Dall’altro, il libro racconta la situazione dell’Egitto all’epoca di Ahhotep, un periodo buio caratterizzato dai cruenti scontri con gli Hyksos, da continue ribellioni interne e dal rapido alternarsi dei faraoni. E non da ultimo dalla terribile eruzione del vulcano di Santorini, che verso la metà del secondo millennio a.C. devastò l’isola, le coste di Creta e gli insediamenti vicini cambiando per sempre la storia del Mediterraneo. In questo contesto drammatico la dinastia regale egiziana faticava a tenere il potere, al punto i membri della stessa famiglia erano portati a sposarsi tra di loro per garantire la stabilità politica.

Il fascino di una regina guerriera

“La regina Ahhotep – continua Miniaci – aveva tenuto testa agli Hyksos, forse si trattava addirittura di una regina guerriera, come ci raccontano le armi trovate nel sarcofago decorate con grifoni alati e i leoni rampanti e una collana con tre grossi pendagli a forma di mosca, un insetto che almeno nell’antico Sudan, era considerato simbolo di valore militare probabilmente con riferimento alla potenza distruttiva che possono avere gli sciami di mosche”.

Con uno stile avvincente, l’autore ricostruisce alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche queste vicende ancora in parte avvolte nell’oscurità. Ci trasporta indietro di oltre tremila anni ricostruendo intrighi, devozioni, incesti, tradimenti, guerre e catastrofi naturali sullo scenario di quell’epoca così poco conosciuta. E nel contempo, in un sapiente intreccio narrativo, ci fa assaporare le atmosfere avventurose e un po’ romantiche che caratterizzarono gli albori dell’egittologia, quando proprio grazie alle scoperte archeologiche nacque il gusto per le antichità esotiche e iniziò la fortuna, destinata a farsi travolgente, della terra dei Faraoni nell’immaginario collettivo. Un fascino che, incurante del trascorrere del tempo, perdura tuttora.

Gianluca Miniaci
Il tesoro perduto della regina Ahhotep. Una donna alla riconquista dell’Egitto antico
Carocci Editore

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Buon compleanno, Giulio Regeni

Nato a gennaio (1988), rapito a gennaio (2016). Stiamo parlando di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano dell’università di Cambridge, il cui corpo senza vita, che presentava evidenti e diffusi segni di tortura, venne ritrovato a Il Cairo (Egitto).

Così la madre, di fronte al cadavere del figlio: “Su quel viso ho visto tutto il male del mondo e mi sono chiesta perché tutto […]

Leggi il resto: https://www.argocatania.it/2025/01/17/buon-compleanno-giulio-regeni/