Lo scrivo qui a mo' di confidenza e di proposito: vorrei tanto che quella di giovedì e venerdì prossimi fosse la mia ultima finale da istruttore, anzi la mia ultima gara: venerdì scorso ero il più vecchio istruttore e dovrei esserci abituato (in regione è così da tempo), ma stavolta il disagio era enorme e sconfinava spesso nell'imbarazzo. So che la prossima settimana sarà uguale, spero di realizzare il mio proposito di smettere di andare in gara e lo comunicherò ai miei vertici.
Vedo questi supercampioni e capisco che anche se ne avessi avuto il talento, non lo sarei mai diventato.
Ho sempre fatto sport e ora lo insegno senza aver mai avuto il minimo bisogno di dimostrare qualcosa a qualcuno, l'ho fatto per sentirmi bene mentre lo facevo, ed è quello che insegno: "fallo perché ti fa sentire bene, fregatene di tutto e di tutti, dei genitori, dei giudici, del tuo istruttore, degli altri concorrenti, pensa solo che ti piace quello che stai facendo e vedrai che bello.".
Il potere smart non opera mediante ordini e divieti: non ci rende remissivi, bensí dipendenti e drogati. Invece di spezzare la nostra volontà, appaga i bisogni. È permissivo, non repressivo. Non c’impone il silenzio. Anzi, ci viene costantemente, insistentemente richiesto di esternare opinioni, preferenze, bisogni e desideri, di comunicarli, insomma di raccontare la nostra vita. Esso rende invisibile il proprio intento.
Byung-Chul Han, Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale, 2022
Tra le righe ci sono io.